Se il "110" è il voto di laurea di uno studente su tre, questo non dà alcun segnale al mondo del lavoro sulle competenze del laureato. L'appiattimento verso l'alto deriva dal peso elevato attribuito alla tesi, oggi anacronistica nella laurea triennale. Ma anche la distribuzione dei voti per esame è sbilanciata verso l'alto perché gli insegnamenti cuscinetto alzano la media. Necessaria perciò una correzione. E infatti considerando solo le materie più importanti si ottiene una più significativa distribuzione normale.
La distribuzione dei voti di laurea dei 20mila intervistati nell'indagine occupazionale Stella (1) sui laureati 2004 e 2005, è riportata nella figura 1: predominano i 110.
SEGNALI AL MONDO DEL LAVORO
Se
il voto più alto è così frequente, non dà alcun segnale al mondo del
lavoro: hai preso 110? Bene, ma lo prende uno studente su tre. La causa
di questa estrema anormalità nella distribuzione è il punteggio
attribuito alla tesi di laurea, che fa appiattire sul 110 quasi tutti i
laureati che negli esami hanno ottenuto una media da 27 in su.
La tesi
è nata in un contesto in cui la laurea rappresentava il punto
culminante dell'istruzione superiore del paese. Ma oggi, nel nostro
ordinamento, esiste il dottorato di ricerca, che si conclude
opportunamente con la stesura di una tesi. E per inciso, un'altra tesi
è richiesta alla fine della laurea specialistica, passaggio intermedio
fra quella di primo livello e il dottorato.
Nella nuova laurea triennale,
la tesi potrebbe dunque essere vista come un esercizio finale di
stesura relazione, e considerata alla stessa stregua delle altre
materie. Così facendo la valutazione finale dello studente
rifletterebbe la sua media nel corso degli studi, che tipicamente
presenta una distribuzione più normale. Per esempio, i miei dati per
l'università di Palermo, più di 100mila osservazioni, mostrano una
distribuzione dei voti di laurea ancora peggiore: quasi uno studente su
due “conquista” il fatidico 110. Ma la distribuzione delle medie dei voti ottenuti negli esami è quella della figura 2, già più simile a una campana.
Se
dunque si abolisse lo status speciale della tesi di laurea, il voto
finale manderebbe al mercato del lavoro un segnale con maggior
contenuto informativo sulle competenze degli studenti. Ma si potrebbe
fare ancora di più. In effetti, anche la distribuzione delle medie per
materie è sbilanciata verso destra, ovvero verso i voti più alti. Di
nuovo, il motivo è semplice: lo studente si può accontentare di un 23
in una materia difficile e poi “aggiustare” la media con molti 30 nelle
“materie cuscinetto”. Tuttavia, il meccanismo è noto ai potenziali datori di lavoro, che infatti prendono in considerazione solo i voti nelle materie “significative”.
UNA MEDIA CORRETTA
Abbiamo
perciò provato a riprodurre la decodificazione attuata dai datori di
lavoro: per ogni facoltà, abbiamo calcolato la media di tutti i voti in
tutte le materie; per ogni materia abbiamo calcolato la media su tutti
gli esami; infine, abbiamo ricalcolato la media per studente includendo
soltanto le materie la cui media è non superiore alla media della
facoltà. In altre parole, abbiamo definito “materie cuscinetto” quelle
in cui la media è superiore alla media della facoltà. Il risultato è
una distribuzione della media dei voti per studente molto più simile a
una curva normale, riportata, per Palermo, nella figura 3.
La
media così corretta è un segnale informativo, e si potrebbe ottenerla
direttamente come media su tutte le materie se ogni docente si
attenesse, nel lungo periodo, a un voto medio intorno al 24. Tale
comportamento, ovviamente, non può essere imposto, ma forse una maggior
disciplina si otterrebbe se si rendessero pubbliche le medie per
materia corrette e le relative materie significative.
(1) L'indagine Stella, Statistica in tema di laureati e lavoro, è un'iniziativa interuniversitaria nata nel 2002 e coinvolge diversi atenei italiani, da Bergamo a Palermo, passando per Milano, Pisa e Napoli.