teCLa - Effemeride 2013

codice DOI: 10.4413/EFFEMERIDE


teCLa

Effemeride è una sezione di “teCLa” dedicata alla comunicazione immediata degli esiti di ricerche in corso di svolgimento. Vi si pubblicano notizie, immagini e documenti inediti che potranno anche essere oggetto di studi più approfonditi.
Per inserire i propri contributi è possibile contattare la redazione.

Su “alcune idee” del pittore napoletano Filippo Marsigli per un istituto di belle arti
di Carmelo Bajamonte

Sembra opportuno pubblicare nella sezione Effemeridi di “teCLa”, in cui trovano spazio «documenti inediti che potranno anche essere oggetto di studi più approfonditi», la Relazione di Filippo Marsigli che ho rintracciato presso l’Archivio di Stato di Palermo, nel fondo del Ministero e Real Segreteria di Stato . È questo l’ufficio della burocrazia borbonica sottoposto al Luogotenente generale, figura che dal 1816 reggeva l’amministrazione governativa in vece del sovrano nei dominî ultra pharum, cioè la Sicilia. L’ufficio suddiviso in cinque ripartimenti, e ulteriori carichi, sovrintendeva ai dicasteri di grazia e giustizia, degli affari ecclesiastici, delle finanze e dell’ordine pubblico, degli interni; ripartimento quest’ultimo che – oltre all’amministrazione civile, all’industria e al commercio – aveva competenze in materia di istruzione pubblica, antichità e belle arti, biblioteche, accademie e musei, oltreché di spettacoli e teatri, censura e stampa .
Transiterà sulle scrivanie degli uffici borbonici la relazione in questione, datata 1853, che rivela qualche motivo d’interesse per alcune semplici ragioni che sono presto dette. Ne è autore Filippo Marsigli (1790-1863), pittore napoletano, allievo di Jean-Baptiste Wicar presso l’Accademia Reale di Belle Arti di Napoli e, dal 1827, professore onorario di pittura di storia nell’Accademia di Napoli. L’artista, che nel 1844 era subentrato a Vincenzo Camuccini nella direzione del R. Pensionato di Belle Arti di Roma, affiancò l’attività pittorica all’insegnamento e a costanti incursioni nel campo della critica (dagli aspetti legati alle esposizioni periodiche promosse dai Borbone, ai concorsi a cattedra o ai regolamenti per scuole artistiche e pensionati), con diversi saggi – ricordo l’Indicazione delle opere de’ pensionati napoletani e siciliani e si pure di quelli delle provincie inviati in Roma al perfezionamento delle rispettive arti dalla munificenza di Ferdinando II re del Regno delle Due Sicilie (1845) – pubblicati anche sulla stampa periodica napoletana (“L’Omnibus Pittoresco”, “Il Progresso delle scienze, lettere ed arti”), che ne fanno un vivace animatore del dibattito artistico della metà del XIX secolo e fra i più solerti funzionari del Regno delle Due Sicilie.
Proprio in tale veste, e su incarico del direttore del Ministero dell’Interno, l’artista di Portici si reca in Sicilia nell’estate del 1853 per «formare un ristretto Organico per istallarsi un Istituto per l’Arti belle in Palermo, essendone del tutto priva», palesando – e questo è un altro aspetto significativo dell’abbozzo in esame – il desiderio da parte del governo di allineare Palermo alla capitale del Regno delle Due Sicilie. Le iniziative ferdinandee si erano già mosse in direzione di una promozione culturale della periferia – è il caso del R. Museo palermitano fortemente voluto dal governo , ma ora, come vedremo, ogni iniziativa riuscirà vana in un momento in cui la Sicilia è sempre meno al centro delle attenzioni della corte napoletana.
Marsigli stende dunque una breve relazione, indirizzata in prima istanza al Luogotenente generale in Sicilia, Carlo Filangeri principe di Satriano e duca di Taormina. È un rapporto sintetico e articolato in punti che toccano la logistica, le finalità e l’ordinamento didattico dell’istituto, con proposte invero non originalissime, e correnti a Napoli come a Palermo, ma indirizzate alla creazione di un istituto ex novo, sganciato dalla R. Università degli Studj di Palermo e allogato in un edificio a sé, la cui direzione poteva esser affidata al presidente della Commissione di Antichità e Belle Arti di Palermo (art. 15), istituzione con la quale Marsigli intratteneva da anni rapporti per le pratiche legate al Pensionato. L’intendimento generale pare sia quello di conseguire il perfezionamento del programma di lavoro delle cattedre di pittura e d’incisione, potenziando il corso di studi che l’università già garantiva con la Scuola di Disegno (dal 1780) e con l’Accademia del Nudo (dal 1783) .
Oltre agli avvertimenti per l’assetto generale (fra questi è l’assegnazione all’istituto di un portafoglio di ventisette once mensili), e alla conferma di un’imprescindibile pratica didattica sul disegno e sui gessi – Marsigli accenna alla «formatura» di una gipsoteca didattica con gessi inviati dal R. Museo Borbonico di Napoli, secondo una pratica che aveva già caratterizzato la fase aurorale del museo palermitano – è da sottolineare il fatto che si auspichi l’esposizione dei lavori dei giovani artisti meritevoli in locali più idonei e non prestati e che si focalizzi l’attenzione sul Pensionato a Roma, indicato quale sbocco naturale della didattica. Marsigli – «onde apparecchiare gli allievi al grande concorso di Roma» – ricomputa il monte ore di studio, incrementandolo nei due semestri, e verbalizza che si anticipi il viaggio a Roma al quinto anno (nello statuto del 1842 era invece previsto al sesto anno) per migliorarne i risultati nell’annuale corso di studi conclusivo.
Per il collegio dei docenti del R. Istituto l’artista napoletano propone i due artisti Andrea D’Antoni (membro della Commissione di Antichità e Belle Arti dal 1852) e Nunzio Morello, rispettivamente per le classi di Pittura e Scultura, e l’architetto Francesco Saverio Cavallari, anch’egli membro della Commissione dal ’52 e professore della R. Università di Palermo ; per il corso di architettura delineativa è candidato Giuseppe Di Bartolo o Filippo Volpes, entrambi con esperienze romane perché vincitori del concorso del Pensionato.
Il progetto di Marsigli rimarrà lettera morta, caduco per problemi economici legati agli stipendi dei professori designati . Si dovranno aspettare gli anni postunitari per assistere all’inaugurazione della Regia Accademia di Belle Arti di Palermo (1886), con statuti autonomi rispetto alla R. Università, insediata nei locali di palazzo Fernandez costruito ad hoc dall’architetto Giuseppe Damiani Almeyda .

***

Signore

Nella mia scorsa in Sicilia per prendere conto dei Regî pensionati di Belle Arti di quella Città, fui incaricato dal Direttore del Ministero dell’Interno a formare un ristretto Organico per istallarsi un Istituto per l’Arti belle in Palermo, essendone del tutto priva, attenendomi alla breve somma di once 27 mensuali per lo assegnamento di Professori.
Avendo eseguito un tal comandamento mi do l’onore di porlo ai piedi di V.M., onde dia quelle sagge provvidenze, che crederà più opportune.
Di V.M. il fedelissimo, e devotissimo suddito.

Il Direttore delle Reali Accademie di Belle Arti di Napoli, e Sicilia
Comme.re Filippo Marsigli.

Alcune Idee
Per stabilirsi un Istituto di belle Arti pei sudditi di S.M. il Re N.S. al di là del Faro.

 

Art. 1º
Vi saranno in ristretto, ma apposito locale che il Regio Governo potrà a tal’uopo destinare delle Sale per i bisogni delle Scuole, cioè una pei principî, una per lo Studio dei gessi, una per la pittura, una pel Nudo, ed una per la Scultura, quindi una per l’Architettura, una per la Scuola della Prospettiva, ove si potrà dare in diverso tempo lettura della Storia. E finalmente una Sala più grandiosa da praticarsi l’Esposizioni Annuali, ove benanche si potranno fissare alle pareti per ordine progressivo le opere dei giovani premiati, nonché i saggi inviati annualmente dalla Regia Pensione di Roma, onde la gioventù, ed il Pubblico diligentemente possa con distinzione apprendere, ed osservare quotidianamente il progresso da essi giovani fatto nella carriera dei loro Studî, tanto da quei del Reale nascente Istituto, quanto quello eseguito dal Regio Pensionato di Roma.

Art.o 2º
I professori destinati alla istruzione della gioventù nelle Arti belle, potranno restringersi a quattro, cioè uno per la Pittura, uno per la Scultura, uno per l’Architettura decorativa, e disegno topografico, ed il quarto per l’Architettura delineativa e Prospettiva.

Art.o 3º
Dipenderanno questi professori da un Presidente, il quale avrà alla sua immediazione un Ispettore Ecclesiastico, un Segretario, ed un Bidello pel Servizio delle Scuole, e la condotta a tenersi dagli alunni.

Art.o 4º
Gli Alunni non potranno essere ammessi alle Scuole prima di anni dodici, fino ad anni venti; questi aspiranti dovranno almeno essere iniziati nella patria favella, nonché nella Geometria pratica, ottica.

Art.o 5º
Il tempo che saranno aperte le Scuole potrà essere dalle 8. a:m. fino alle 12. m:, ed il giorno dalle 4. alle 7. della sera.

Art.o 6º
Le Scuole dovranno essere corredate di Gessi formati su Capo-lavori dell’Antichità, nonché un’Anatomia, ed uno Scheletro umano. I gessi si potrebbero con facilità ottenere dal Reale Museo Borbonico, chiedendone la grazia al Re N.S. per la formatura.

Art.o 7º
Il professore della Pittura dovrà immancabilmente assistere alla sua Scuola almeno tre ore il giorno, ponendo la sera, o il mattino l’azione dell’ignudo, alternando così col professore della Scultura.

Art.o 8º
Il professore suddetto si occuperà dell’esatto insegnamento del Disegno nonché del Colorito, e da ultimo quello della Composizione, allorché crederà opportuno, incominciandone gli estetici insegnamenti, onde apparecchiare gli allievi al grande concorso di Roma.

Art.o 9º
Il professore della Scultura praticherà per l’assistenza alla sua Scuola il medesimo che il professore della pittura viene obbligato. Disporrà in principio, che l’alunno sia istruito perfettamente nel disegno, e quindi gli farà apprendere la pratica nel modellare in argilla, che andrà adoperando alternativamente al disegno, che non abbandonerà giammai fino a tanto che il professore non estimerà il giovine sia al punto da istruirsi nella parte inventiva, che gli verrà suggerendo, prendendo ad esempio il come gli antichi han dimostrato.

Art.o 10º
L’Architetto disegnatore dovrà primieramente nella sua Scuola, ed a quella della pittura dare un compiuto corso di Prospettiva, che avrà la durata di mesi sei, terminato un tal corso comincerà le sue lezioni Architettoniche, tenendo l’orario fissato da professori delle altre due Classi.
L’ultimo professore Architetto verrà destinando le sue lezioni, ponendosi di accordo col suo collega per lo orario, ed i giorni che verranno alternati.

Art.o 11º
L’Ispettore Eccle.co baderà severamente alla morale dei giovani, facendone esatto rapporto mensilmente al Presidente, il quale prenderà quelle misure nelle mancanze che crederà opportune sulle cose che gli verranno rapportate.

Art.o 12º
Sara a carico dell’Ispettore Ecclesiastico il dare lettura agli Alunni tre volte la settimana di Storia Sacra, e della Favolosa, nonché di quei libri, che le cose di Arte contengono, e quei di costumi de’ diversi Popoli di ogni tempo.

Art.o 13º
Il Segretario dovrà tenere esatto conto di tutto ciò che si passerà tra i Professori ed il Presidente per farne i dovuti rapporti alla Direzione del Ministero dal quale le Arti dipenderanno.

Art.o 14º
L’Ispettore Eccl.co, il Segretario, ed il Bidello saranno nominati dal Presidente fra persone di sua fiducia per lo esatto adempimento delle di loro cariche.

Art.o 15º
Il Presidente dell’Istituto, potrà essere il medesimo di quello, che tanto dignitosamente sostiene la Commissione di Antichità e Bella Arti, siccome il più idoneo, e siccome parimenti quei dal quale dipendono direttamente i pensionati di Roma.

Art.o 16º
I soldi che ristrettamente si potrebbero assegnare ai tre professori istruttori potrà essere di once sei mensuali, all’Ispettore Eccl.co once tre, al Segretario once quattro, ed al Bidello once due; in tutto l’assegno pel mantenimento della nascente Accademia ammonterà ad once ventisette mensuali, che la Sicilia verserebbe, ed unito cotesto versamento a quello della Regia Pensione di Roma produrrebbe un giorno dei chiari Artisti del proprio paese, senza mendicarne allo Straniero nel caso di bisogno.

Osservazioni particolari

Per la scelta dei Professori avendo io percorso i studî dei molti valentissimi che le Arti Belle esercitano nella Sicilia, ed essendo obbligato dalla ristrettezza del numero far cadere la preferenza su pochi così porterei opinione che per la Classe della Pittura venisse prescelto il professore Signor d’Antoni, per la Scultura il professore Sig.r Morello, e per l’Architettura descrittiva e disegno topografico il professore Sig.r Cavallari, il quale già trovasi nominato professore nella Università di Palermo a spese delle Province.
Per l’Architettura delineativa il professore Signor di Bartolo, oppure il Signor Volpes, cotanto distinti nell’Arte loro

Il Direttore delle Reali Accademie di Belle - Arti di Napoli e Sicilia
Commendatore Filippo Marsigli.

nota 1 - Archivio di Stato di Palermo, Fondo del Ministero e Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale ne’ Reali Dominii al di là del Faro. Dipartimento dell’Interno, Busta 3026, [da ora Busta 3026], n. 23.29, Progetti dell’Istituto di Belle Arti. Relazione della Direzione delle Reali Accademie di Belle Arti di Napoli e Sicilia in Roma in data 12 settembre 1853. L’incartamento contiene più copie della medesima relazione con varianti nella lezione.

nota 2 - Per tali aspetti si veda A. Baviera Albanese, Diritto pubblico e istituzioni amministrative in Sicilia. Le fonti, Il Centro di Ricerca, Roma 1981, p. 126; G. Landi, Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie (1815-1861), t. I, Giuffrè, Milano 1977, pp. 229-263.

nota 3 - Per Marsigli cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-marsigli_(Dizionario-Biografico)/

nota 4 - Come ben spiegato da R. Santoro, Il Regio Museo Borbonico di Palermo. 1818-1824, Aracne, Roma 2012.

nota 5 - Cfr. D. Malignaggi, Il disegno nell’esperienza formativa degli artisti siciliani dell’Ottocento, in Poliorama Pittoresco. Dipinti e disegni dell’Ottocento siciliano, catalogo della mostra (Agrigento 2007-2008) a cura di G. Barbera, Silvana, Cinisello Balsamo 2007, pp. 28-37.

nota 6 - Le esposizioni biennali di agricoltura, arti e manifatture, promosse dal R. Istituto d’Incoraggiamento, istituito nel 1831, furono allestite a palazzo Belvedere in via del Bosco, sede dell’istituto. Altre esposizioni di belle arti sono quelle preparate, non senza difficoltà, nei locali della R. Università e poi nelle sale del palazzo Pretorio (dal 1841). Sui problemi che in quegli anni caratterizzano le esposizioni d’arte segnalo Busta 3026, n. 23.36. Sulle pubbliche mostre.

nota 7 - Dal 1837 al 1852 ebbe l’insegnamento di Architettura Carlo Giachery, il quale nel ’52 ottenne lo sdoppiamento di Architettura civile in due cattedre, Architettura statica per sé, e altra di Architettura decorativa e Disegno topografico assegnata senza concorso a Cavallari, a spese delle Province (Palermo, Trapani, Girgenti e Comune di Palermo). Cavallari sarà chiamato nel 1854 professore alla cattedra di Architettura dell’Accademia di Brera.

nota 8 - Busta 3026, n. 23.29. Relazione in data 10 aprile 1854 del Segretario per gli affari di Sicilia, Giovanni Cassisi, al Luogotenente duca di Taormina.

nota 9 - Cfr. F. Meli, La Regia Accademia di Belle Arti di Palermo, Le Monnier, Firenze 1941, nonché I. Bruno, L’insegnamento artistico a Palermo tra Ottocento e Novecento: il Reale Istituto di Belle Arti, in Poliorama Pittoresco..., pp. 38-45.