teCLa - Effemeride 2011

codice DOI: 10.4413/EFFEMERIDE


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Una traccia per la perduta “Battaglia di Milazzo” di Luigi Lojacono
di Elvira D'Amico

La pittura di battaglie è forse la più conosciuta del pittore palermitano Luigi Lojacono (1809-1880), padre del più famoso Francesco, la cui fama è stata oscurata per molto tempo da quella del geniale figlio.
E’ solo negli ultimi anni che Luigi è divenuto oggetto di studi che, basandosi su nuove acquisizioni, ne hanno ampliato il catalogo, rafforzandone anche la fisionomia di pittore di battaglie, che egli esegue su piccole tele o lastre di rame, per soddisfare i gusti di una committenza  dall’afflato patriottico e amante del formato ridotto(1). Questa  attitudine viene potenziata allorquando i Lojacono, padre e figli, pervasi da non comune spirito patriottico, partecipano in prima persona alle imprese garibaldine siciliane. Essi si aggiungono così alla schiera dei pittori-soldato che seguono le operazioni militari del Liberatore, eseguendo schizzi sui luoghi cruciali di esse, che adopereranno successivamente per la realizzazione delle loro opere(2). Ciò avviene in particolare, per la battaglia del 20 luglio 1860, che conclude, nella cittadina di Milazzo, la gloriosa campagna isolana dell’eroe, e nella quale Francesco Lojacono riporta pure una ferita. Ed è tanto forte l’impatto con tale stringente attualità, che Luigi decide di immortalarla in un dipinto che risulterà poi vincitore di medaglia d’argento all’Esposizione siciliana di Belle Arti  del 1863(3), opera, a quanto mi risulta, mai rintracciata. Di lui però ci restano alcuni quadretti di piccolo formato che recano indelebili i segni delle esperienze garibaldine vissute direttamente dal pittore, alcuni dei quali, a mio parere, possono essere liberamente ispirati a episodi della battaglia milazzese.
In particolare, un ovale firmato di collezione privata(4), raffigura due cavalleggeri alla carica di un soldato, posto di spalle, che li affronta brandendo il fucile a baionetta; sul campo è presente un cannone, sul fondo camicie rosse a cavallo, sicchè è possibile che l’episodio possa riferirsi a uno dei tentativi effettuati dalla cavalleria borbonica di riprendere un cannone caduto in mano avversaria, che ha per protagonisti  i ragazzi palermitani del colonnello Dounne, riconoscibili dalle casacche bianche(5) .
E proprio grazie alla comparazione stilistica tra questo quadretto e una stampa litografica a colori, di cui un esemplare si trova al museo della Società di Storia patria di Palermo(6), possiamo inoltre  tentare di individuare i tratti distintivi della perduta Battaglia di  Milazzo di Luigi Lojacono. La stampa oleografica (almeno è tale nell’esemplare palermitano) reca in alto l’iscrizione: “Combattimento di Milazzo”, seguita dall’indicazione, riferentesi all’acquisizione, “Dono del sig.Gentili 1917” ed è incentrata sul noto duello fra Garibaldi, rimasto appiedato dopo l’uccisione del suo cavallo, e il capitano Giuliani, mentre  Missori gli salva la vita sparando a un secondo ufficiale che lo sta per colpire. Sullo sfondo un casolare di campagna e un muretto, da cui fuoriescono alcuni garibaldini armati. Il settore destro è dominato dalla cavalleria borbonica alla carica, in terra soldati caduti da entrambe le parti. L’episodio, divenuto mitico grazie al racconto fattone da Alexandre Dumas nella lettera a Giacinto Carini, scritta il 21 luglio 1860, pubblicata in più versioni subito dopo gli eventi e divenuta «la versione ufficiale della battaglia»(7), assurgerà quasi «a un duello omerico, anzi una ‘lotta di giganti’ che sarà narrato dai cantastorie  con gli stessi accenti usati per esaltare le mirabolanti gesta dei Paladini di Francia»(8), ed è senza dubbio il più celebrato della battaglia milazzese, al pari dell’altro che ha per tema il riposo del generale, stremato dopo la battaglia, sul sagrato della chiesa milazzese di S. Maria Maggiore, evento riportato di nuovo da Dumas, nella citata lettera. Lo scrittore francese infatti, nonostante la non perfetta attendibilità del suo racconto, che vira talora verso suggestioni letterarie e incorre in una indubbia retorica celebrativa, diventerà la fonte più autorevole e accreditata per pittori e disegnatori che tratteranno del combattimento milazzese. Egli del resto segue da vicino l’impresa siciliana dei Mille, quale ‘addetto stampa’ del generale, e in particolare le varie fasi della battaglia di Milazzo, a bordo della sua goletta  attraccata nel mare di Levante, dalla quale scenderà solo a tarda sera, per redigere un dettagliato resoconto sui fatti salienti, descrivendo pure i luoghi teatro di essa – in particolare, il muretto, i fichidindia e il canneto dietro cui si celavano i nemici – che diventeranno da questo momento, assieme al castello e al casolare di campagna, i topoi  più ricorrenti  e diffusi dell’epica battaglia del 20 luglio.
È comunque plausibile, come avveniva sovente nel caso dei pittori-soldato testimoni oculari degli eventi, che la rappresentazione dell’episodio discendesse  anche dalla visione diretta dell’artista, pur senza escludere l’ipotesi che questi consultasse le recenti e qualificate fonti letterarie sulla battaglia che si apprestava a raffigurare. Queste due contingenze dunque – la partecipazione diretta e la lettura della lettera di Dumas – dovettero produrre un’opera di ampia e originale orchestrazione, verista e innovativa al tempo stesso, aperta forse anche, come si dirà più avanti, ad accogliere le suggestioni dei nuovi movimenti artistici che si affacciavano all’orizzonte nazionale.
Il raffronto tra la suddetta litografia – incisa dal francese F. Grenier(9) – e  l’ovale firmato Lojacono di cui sopra, ci fa cogliere notevoli analogie fra le due opere, nelle pose dei cavalleggeri alla carica con spada sguainata sulla testa oppure nel cavallo bianco, un po’ impacciato e statico, rispetto ad altri impennati ed eleganti del pittore e ancora nel ferito riverso in terra con braccia alzate, tanto da far pensare alla comune derivazione da bozzetti preparatori che poterono esser approntati per la realizzazione  dell’importante  opera.
E ancora, altri raffronti stilistici sono effettuabili tra la nostra stampa e un altro piccolo dipinto del Lojacono, sito alla Galleria civica d’arte moderna di Palermo, denominato “Combattimenti garibaldini(10), che potrebbe essere pure ispirato a un altro episodio della battaglia milazzese, in cui il popolano-eroe Matteo Nardi scortò il generale Medici verso il castello, sventolando la bandiera tricolore e venendo quindi colpito a morte in vece sua. Qui il modo di delineare le  figure minori, con contorni netti ma coi tratti del viso appena sbozzati, e certe pose di queste avviluppate su se stesse come in un bozzolo,  è comune in entrambi – si veda  ad es. il caduto accovacciato in terra (fig.4) e il garibaldino caduto sulla destra –.
La stampa oleografica, che non ci consente ovviamente di cogliere i tratti distintivi della pennellata  dell’autore, ci fa indovinare però che il dipinto originale potesse  risentire della nascente pittura macchiaiola, come  suggeriscono le figure dei garibaldini che fuoriescono dal muretto, sulla sinistra, delineate per macchie di colore, caldo e smagliante, oppure la carica della cavalleria “napolitana”,  suggeritrice di profondità prospettiche, che ricorda i coevi esperimenti spaziali delle  battaglie di Fattori.
Se così fosse, l’opera testimonierebbe una fase successiva a quella delle battaglie sinora note del Lojacono, ritenute di ambito prettamente romantico, e vicina agli esiti dei macchiaioli toscani, che Luigi potè conoscere forse tramite il figlio Francesco, che soggiornò a Firenze tra il 1861 e il 1865, non essendo accertata una sua presenza nel capoluogo toscano, quesito su cui s’interrogava qualche tempo fa Maria Genova(11).

nota 1 - M. Vitella, Una traccia per Luigi Lojacono, in Francesco Lojacono 1838-1915, a cura di G. Barbera, L. Martorelli, F. Mazzocca, A. Purpura, C. Sisi, Silvana editoriale, Milano 2005, pp.369-375.
nota 2 - A. Imbellone, La celebrazione di Garibaldi tra storia e mito, in Galleria d’arte moderna di Palermo. Catalogo delle opere, a cura di F. Mazzocca, G. Barbera, A. Purpura, Silvana editoriale, Milano 2007, pp.117-119.
nota 3 - Cfr. Ragguagli dei premi conferiti, Palermo 1863, cit. da M.Genova, ad vocem, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani, vol. II, Pittura, Novecento, Palermo 1993.
nota 4 - Pubbl. da I. Bruno, La pittura dell’Ottocento nella Sicilia Occidentale. Artisti e mecenati, in La pittura dell’Ottocento in Sicilia, a cura di M.C. Di Natale, Flaccovio editore, Palermo 2005, pp.63-174, fig.60.
nota 5 - B. Cannistrà, I luoghi della memoria a Milazzo, Italia Nostra -Sezione di Milazzo, Lit.Lombardo, Milazzo 2011.
nota 6 - Pubbl. da E. D’Amico, Una “Battaglia di Milazzo” inedita nel museo della Società di Storia Patria di Palermo, in MilazzoNostra n.26- luglio 2010, dir. resp. B.Cannistrà.
nota 7 - G. Fuduli, Fine di un regno nascita di una nazione. Garibaldi a Milazzo, ed. GBM, Messina 2003, pp.120-122, nota 230. nota 8 - B. Cannistrà, I luoghi…, p.7.
nota 9 - G. Fuduli, Garibaldi a Milazzo. Immagini e canti, Introduzione di Giovanni Spadolini, ed. GBM, Messina 1990, tav. 53, scheda 49.
nota 10
- Pubbl. da I. Bruno, La pittura…, fig. 56.
nota 11 - In L. Sarullo, Dizionario….

 

Galleria di Immagini

Effemeride - Luigi Lojacono, Scena di battaglia. Effemeride - Combattimento di Milazzo,litografia. Effemeride - Combattimento di Milazzo, oleografia. Effemeride - Ignazio Marabitti, 1755 c., Medaglione commemorativo di Giovan Biagio Amico, Trapani, Palazzo Vescovile, (ph. Studio Fundaro').