teCLa :: Rivista #5

in questo numero contributi di Carmelo Bajamonte, Eleonora Charans, Francesca Gallo, Giuseppe Giugno, Michela Ruggeri, Vincenzo Scuderi.

codice DOI:10.4413/RIVISTA - codice ISSN: 2038-6133
numero di ruolo generale di iscrizione al Registro Stampa: 2583/2010 del 27/07/2010

La rivista “Sicilia” dell’editore S.F. Flaccovio (1953-1982) di Carmelo Bajamonte

In una recensione su “Corriere della Sera” del febbraio 1933 Ugo Ojetti commentava l’uscita della guida Sicilia, iv volume della collana Attraverso l’Italia del Touring Club Italiano[1]: scrutando il rutilante diorama dell’isola – «dove tre e quattro correnti di civiltà vengono a incontrarsi e a frangersi facendo un gorgo tanto fondo che, a fissarne il rigiro, d’impeto e inerzia, di spavento e pace, di passione e saggezza, di dubbio e fede, di rivolta e rassegnazione, d’ingenuità e sottigliezza, si resta affascinati» – Ojetti notava che più che affascinati si rimaneva terrificati come dal tocco meduseo, tanto da spaurire e distogliere «gli scrittori dal darci un libro che descriva e interpreti quest’isola la quale pure ha dato e continua a dare tanti scrittori e di tanto maschio rilievo»[2].

Perla rara in un così lacunoso quadro di letteratura artistica era a suo vedere la guida che recensiva, ricco Baedeker visivo con testi di Giuseppe Antonio Borgese, Biagio Pace, Pirro Marconi; eppure messo da parte questo «ricco e gustoso volume, più d’immagini che di parole» – dice il critico – «il libro italiano sulla Sicilia ancora non c’è».

Oltre la recensione, si rilevava un’inerzia in Italia negli studi di storia dell’arte siciliana destinata a protrarsi dagli anni Trenta in avanti; impasse ricambiata, per così dire, dagli studiosi siciliani, le cui ricerche, quasi esclusivamente abituate a una dimensione locale e prive di altri sbocchi, mostravano forti renitenze alla cultura italiana o europea[3].

È da notare comunque che non avevano mancato storici dell’arte, docenti universitari o funzionari di soprintendenze, spesso non siciliani, di impostare un fronte di ricerca variegato ma asistematico e talora incongruente nei programmi e nelle finalità: non solo gli allievi di Venturi Emilio Lavagnino[4], Enrico Mauceri[5] o Maria Accascina[6], ma Filippo Di Pietro e Roberto Salvini (il primo assegnato alla soprintendenza di Palermo nel 1929 e fino al 1948, il secondo aggiunto dal 1939 al 1943) o Giorgio Vigni e Giovanni Carandente (curatori della mostra Antonello da Messina e la pittura del ’400 in Sicilia del 1953[7]).

L’università di Palermo vedrà poi avvicendarsi alla cattedra di Storia dell’arte medievale e moderna Giulio Carlo Argan, dal 1955 al 1959, quando rientra a Roma chiamato da Lionello Venturi a sostituirlo nella sua cattedra[8]; Cesare Brandi che, dopo aver vinto il concorso per la cattedra, lascerà nel 1960 l’Istituto Centrale del Restauro rimanendo a Palermo fino al 1967[9]; Maria Grazia Paolini, prima assistente di Brandi poi direttore dell’Istituto di Storia dell’arte dal 1967 al 1970; e Maurizio Calvesi, ultimo docente d’importazione temporanea (1970-’76), cui si devono iniziative quali i “Quaderni dell’a.f.r.a.s.”[10]. Sono da considerarsi occasioni di aggiornamento di metodi e contenuti indebolite dall’interim che sfavoriva continuità e possibilità di ampliamenti della scuola oltre la figura del “maestro”. L’articolo di Ojetti, che toccava anche la spinosa questione della mancanza di originalità che la scuola artistica siciliana presentava al cospetto della storia dell’arte italiana – sulla quale il critico romano aveva già detto la sua spalleggiando Antonio Maraini in occasione della Biennale di Venezia del 1928[11] –, è ripubblicato su alcune riviste degli anni Cinquanta[12], anni contraddistinti da un fitto discorso sul tema dell’identità siciliana[13]. Tratteggiando con larga approssimazione un quadro generale, si ha di fronte un lasso di tempo saturo di criticità per l’opaca gestione politica, per quelle contraddizioni e antinomie ben restituite dal reportage di Carlo Levi[14], e in cui non mancano defezioni e “fughe” da una «rete di arretratezza e di feudo» per usar le parole di Renato Guttuso[15].

La difficile ricostruzione postbellica, cui dal 1943 al 1955 aveva in parte provveduto la Soprintendenza ai Monumenti con funzionari quali l’architetto veneto Mario Guiotto e l’architetto napoletano Armando Dillon[16], accompagna un faticoso rinnovamento nel campo della disciplina storico-artistica, della relativa editoria specialistica, e una trasformazione sul versante della cultura artistica, come documentato dal primo Congresso internazionale delle Arti figurative (itinerante nel 1953 in alcune città siciliane, in cui fra gli altri serrarono le fila del dibattito Maria Accascina, Stefano Bottari, Pippo Rizzo[17]) e dal Congresso internazionale dei Critici d’arte del 1957 (tenutosi a Napoli e Palermo sotto l’egida di Lionello Venturi[18]).

Né andrebbe trascurato il ruolo della stampa periodica – sovente esclusivo campo delle ricerche storico-artistiche, di divulgazione, di mediazione col pubblico e verso il mercato – o delle produzioni cinematografiche, in testa quelle della Panaria Film che, con la pratica neorealista nel film e nel documentario, facilitarono la definizione del paesaggio dell’isola o del “carattere” dei siciliani[19].

Fra le iniziative di politica culturale promosse con un piano programmatico dall’attività di amministratori e funzionari, l’Assessorato Turismo e Spettacolo della Regione mette in cantiere la rivista “Sicilia” pensando a uno strumento privilegiato di propaganda per il turismo internazionale. Su tale esperimento – che vede il “territorio” farsi ristretto campo di analisi e la Regione (nata con lo statuto speciale del 1946) indagata in tutti i suoi risvolti nel reticolo del periferico e del minore – la rivista qualifica, con ricchezza di interventi, alcune istanze di una modernità in affanno per un eccessivo regionalismo, tentando fra gli anni Cinquanta e i Settanta un rinnovamento del sistema dell’arte, in un campo di «derelizione sconsolante», come notava Cesare Brandi[20], perché carente nella programmazione (assenza di vincoli e piani regolatori[21]) e privo di adeguate referenze.

La rivista è affidata all’editore palermitano Salvatore Fausto Flaccovio[22], infaticabile promotore di cultura formatosi alla scuola del libraio Filippo Ciuni[23], che nel 1938 aveva aperto i battenti della libreria di via Ruggero Settimo sotto l’emblema di una gazzella rampante, tuttora logotipo delle edizioni della casa editrice. Flaccovio approda alla pubblicazione della rivista “Sicilia” dopo la significativa esperienza di “Chiarezza.

Settimanale di vita sociale”, pubblicato per un anno a ridosso del secondo dopoguerra (1946-1947), proseguita nel 1962 con la rivista parlata “Collage. Dialoghi di cultura”, fondata da Gaetano Testa, Paolo Emilio Carapezza e Antonino Titone, nella stagione delle Settimane Internazionali Nuova Musica (1960-1968), fondamentale capitolo della storia delle avanguardie[24].

Con i Convegni di cultura e arte (dal 1949) e con la Galleria Flaccovio inaugurata nel 1954 negli stessi locali della libreria – che organizza rassegne di pittura e grafica di grande richiamo su artisti e movimenti contemporanei (Guttuso, Attardi, Soffici, Rosai per citarne alcuni), riallacciando i fili con la tradizione espositiva anteguerra[25] – l’editore porta avanti un ambizioso gioco di sponda fra libri, riviste e mostre.  “Sicilia” è stampata dal 1953 al 1982, per i primi dieci anni dall’ottimo stabilimento Arti Grafiche G. Zangara di Palermo, con la collaborazione, per la tiratura delle tavole in policromia, dello stabilimento Pizzi di Milano (le annate successive escono invece dalle macchine lito-tipografiche dell’E.S.A. Poligrafico di Palermo). Questa prima serie[26] si chiude con ottantanove numeri in tutto, con periodicità altalenante su base trimestrale (ma il piano editoriale contempla anche uscite annuali[27]). Il formato di 32x24 cm conta una cinquantina variabile di pagine, compresa la pubblicità quasi unicamente locale. Si tratta di una rivista di lusso (costa 1.500 lire il numero e ne costerà 5.000) pensata per un pubblico ristretto e per un turismo internazionale, al quale si rivolgeva con articoli in lingua inglese, francese e tedesca, riproponendo anche pagine di viaggiatori stranieri dei secoli passati[28] o ripercorrendo tappe di autori contemporanei, si vedano le annotazioni dello scrittore saggista svizzero Daniel Simond[29].

Il senso di simili aperture al di là dei ristretti confini regionali, vedremo, è il tentativo di collocare l’isola in una prospettiva non solo nazionale.

La rivista è arricchita da un bollettino informativo che aggiorna su eventi, rassegne, novità editoriali, e da appendici con notizie utili per il viaggiatore.

La redazione, dapprima in via Torrearsa, traslocherà in varie sedi dell’assessorato, fra cui villa Igiea, insediandosi infine nei locali della libreria Flaccovio; il direttore responsabile è il veneto Giuseppe Orlandi, grand commis dell’assessorato, mentre la direzione artistica è affidata a Bruno Caruso, artista con un forte ascendente espressionista dalla lezione della Nuova Oggettività tedesca[30], autore di un progetto di raffinata sensibilità grafica che ne fa prodotto editoriale eccentrico nel panorama italiano, non solo per il grande formato e le belle copertine in cui titolo e sommario cambiano corpo, carattere grafico, colore in ogni numero.

 

Stampata in offset, che allora era un procedimento rivoluzionario rispetto alla tipografia tradizionale delle macchine piane, eravamo spesso costretti per l’urgenza (e per economia) a disegnare i titoli e le lettere con matite litografiche, da far sì che la rivista fosse parzialmente stampata in litografia originale: un ripiego che la rese ovviamente molto preziosa. Restringemmo il numero delle “linee” tipografiche per dare gli effetti del rotocalco. Altri innumerevoli accorgimenti tecnici suscitarono i molti consensi che riscuotemmo[31].

 

La veste tipografica di “Sicilia” è articolata, con una sofisticata compenetrazione fra testo e immagine: il gusto polimaterico nell’alternanza fra carta bianca/colorata e cartoncini, intercalati da pagine ripiegate o da tavole inserite in tasche interne, scandisce i livelli di una formidabile stratigrafia visiva, caratteristica soprattutto delle prime annate, che andrà attenuandosi in progressiva normalizzazione negli anni a seguire. L’accurata incamiciatura del fascicolo si spinge nella quarta di copertina che, mai bianca, presenta una particolare accentuazione decorativa, sempre in rapporto con l’immagine utilizzata per la fronte.

All’interno della rivista l’apparato iconografico si trova isolato nell’impaginazione e, a volte del tutto irrelato dal contesto semantico, restituisce l’ampiezza spettacolare dell’immagine (siano fotografie, grafica settecentesca o contemporanea, dipinti). Il congegno grafico, proseguito da Gaetano Armao, Gabriella Saladino e Santuzza Calì (assistente di Oskar Kokoschka a Salisburgo), risultò tanto riuscito che Caruso lo rielaborò per il mensile di cultura e arte “Ciclope” diretto da Beppe Fazio (1957).

Il pittore sarà anche il direttore artistico della Flaccovio per la collana Grandi Opere, inaugurata nel 1960 dal volume I mosaici di Monreale di Ernst Kitzinger, primo capitolo di una trilogia intorno al duomo magnifica anche grazie alle fotografie di Enzo Sellerio[32].

“Sicilia” si inserisce in un panorama dinamico che aveva visto nascere esperienze editoriali di segno diverso, cui si dava scopo di scandagliare i fondali della cultura isolana: faccio il caso di “Dafni. Quindicinale letterario, artistico, folcloristico siciliano” (1946); del settimanale “L’Illustrazione Siciliana” (1948); di “Galleria. Rassegna bimestrale di cultura” (1949); de “La Giara” e “Sicania” (1952); di “Sicilia turistica” (1954): sono spazi aperti in cui confluiscono diversi interessi, caratterizzati da uno specialismo più o meno accentuato rispetto ai temi storico-artistici. La critica d’arte periodica svolge una concreta e flagrante relazione con un panorama più ampio e tracima anche nei quotidiani “Giornale di Sicilia”, “L’Ora” e “la Voce della Sicilia” (testate in cui si leggono gli scritti di piglio militante di Franco Grasso), o sulla terza pagina di “Sicilia del Popolo” dove appaiono articoli e recensioni anche di Eugenio Battisti e Bernard “Bernardo” Berenson[33].

Dunque, la proposta di Fausto Flaccovio ha origine da questa rosa di modelli di poco anteriori, che avevano segnato, con un forte radicamento nel territorio, una ripresa dell’editoria siciliana dopo gli anni della guerra, ai quali va aggiunto il pochissimo conosciuto almanacco “Mediterranea” (1949), uno dei punti di riferimento del giovane editore, in particolare per la grafica curata da Gino Morici e Natale Varetti. Se la rivista ha l’obiettivo, fissato nella nota editoriale del primo numero[34], di dar fondo a una ricapitolazione che più che altro doveva assolvere il compito di instradare il turismo verso la Sicilia, la redazione getta ami in un mare ricchissimo: arti figurative, architettoniche e decorative, cinema e musica, teatro (adeguato margine occupano le rappresentazioni classiche di Siracusa); tradizioni etnoantropologiche; letteratura e storia. Il trascorrere degli articoli dimostra la carica vitale della rivista che solo in un caso focalizza un argomento monografico (n. 88, 1981 dedicato ai Whitaker). Attorno a questa miscellanea di temi identitari, restitutiva di un’ampia porzione di quel diorama di cui parlavo in apertura, si addenserà l’attenzione di scrittori, giornalisti-critici, artisti, storici dell’arte e battitori liberi che profondono il loro impegno verso il pubblico con una varietà di registri linguistici e espressivi sempre giocata col primato dell’immagine e della fotografia, che nel reportage (magistrali Il gioco del lotto[35] di Enzo Sellerio o il Reportage sulle Catacombe dei Cappuccini[36] e il Thunfischfang[37] di Herbert List) si fa racconto letterario compiuto[38].

In questa sede vorrei proporre un breve resoconto del longevo corso della rivista, enumerandone i collaboratori, fra un novero ampio e assai qualificato, e cercando di fermare in alcuni casi il discorrere dei contributi su ciò che più ci interessa: gli articoli diramati in vari ambiti riguardano arti figurative antiche e moderne, museologia e critica d’arte, patrimonio librario e archivistico, paesaggistico e ambientale. Questa sequenza di ampio spettro è sostenuta da una molteplicità di firme, fra cui Edmonde Charles-Roux, Jean Cocteau, René Herval, Roger Peyrefitte, Luigi Bartolini, Anton Giulio Bragaglia, Irene Brin, Paolo Emilio Carapezza, Beniamino Joppolo, Gioacchino Lanza Tomasi, Ercole Patti, Alberto Savinio, Leonardo Sinisgalli, Corrado Sofia. L’apporto di Leonardo Sciascia si mostra scandito da scritti su “fatti diversi” anche con importanti nervature storico-artistiche (sul Barocco di Noto, su Gaetano Tranchino o sulla Vucciria di Guttuso)[39]. Altrettanta sensibilità verso le arti visive contemporanee è restituita nelle pagine di Natale Tedesco[40].

Gli scritti di etnoantropologia di Antonino Buttitta, Giuseppe Cocchiara, Aurelio Rigoli, Antonino Uccello, Mario Verdone e Janne Vibaek spaziano da approfondimenti sulla cultura materiale all’arte popolare, pittorica (i cartelloni dell’opera dei pupi, la pittura su vetro e gli ex voto) o musicale, fino alla museologia folklorica[41].

Altro rilevante nucleo tematico per numero di contributi e analisi è costituito dall’archeologia: illuminano l’eterogenea stratificazione storica dell’isola (né mancano gli spunti nuovi forniti dall’archeologia subacquea) e gli aspetti peculiari delle civiltà fenicio-punica e greco-romana gli scritti di Dinu Adamesteanu, Nicola Bonacasa, Aldina Cutroni Tusa, Vittorio Giustolisi, Sabatino Moscati, Biagio Pace, Ida Tamburello, Vincenzo Tusa.

Le arti figurative siciliane sono affrontate in un ampio raggio di ricerca, nel tentativo di rendere presente e viva una tradizione. I temi di pittura e scultura moderna appaiono sempre scevri di riverberi teorici o metodologici e di segno cronistico-commentario[42], pur con puntuali agganci alla relativa letteratura artistica storica (fonti erudite, vite, periegetica). Congrue, infine, le aperture verso i centri minori, sia per l’arte sia per discipline affini[43].

Un campo particolarmente battuto quello legato all’architettura e all’urbanistica dal Medioevo all’Eclettismo: i temi sono formulati da Giuseppe Bellafiore, Stefano Bottari (che negli anni ’50 ancora prosegue l’indirizzo di studi di architettura del maestro Enrico Calandra), Gianluigi Ciotta, Stefano Giordano, Maria Giuffrè, Rosario La Duca, Luciana Natoli, Maria Antonietta Spadaro[44]

Il côté contemporaneista vede impegnati nella scrittura Ugo Attardi, Giacomo Baragli, Giovanni Carandente, Pietro Consagra, Enrico Crispolti, Nino Garajo, Franco Grasso, Lia Pasqualino Noto, Maria Poma Basile, Albano Rossi, Giuseppe Sciortino, Miklos N. Varga con articoli incentrati su primi bilanci del contemporaneo[45], su avvenimenti espositivi[46], artisti e movimenti: Guttuso e la stagione del realismo[47], le Biennali e Quadriennali[48], le suggestioni siciliane di Antonietta Raphaël[49] o di Piero Gauli[50], la scultura monumentale classica di Giulio Ciniglia[51]. C’è poi da valutare l’interessamento verso artisti naïf o outsider fuori dai percorsi convenzionali, che conseguono qui i primi riconoscimenti della loro cifra irregolare e eccentrica[52]. Reiterati gli affondi su Corrado Cagli – le cui opere furono esposte nella retrospettiva alla Civica Galleria d’arte moderna “Empedocle Restivo” nel 1967[53] – e sulla sua eclettica produzione artistica fra astrazione e figurazione, che, com’è noto, trovò nell’esperienza in Sicilia fonti di ispirazione per il suo discorso figurativo intorno al simbolo e al mito, quell’aspetto di «componente “siciliana”, come veicolo alla mitografia mediterranea» indicato dal ciclo delle Siciliane, iniziato dall’artista anconetano a Taormina nel 1962[54]. Accanto al divenire del contemporaneo si attesta un’attenzione per le arti decorative che in “Sicilia” assumono un rilievo apprezzabile, in anni in cui si andranno a indagare in maniera specialistica le forme e le tecniche delle arti in grossi studi monografici come quelli di Maria Accascina[55] o di Antonino Ragona[56]. Questo vitale momento per lo sviluppo delle arti cosiddette applicate è ben registrato nella rivista e negli articoli, oltre dei due autori citati, di Sofia Cuccia, Angela Daneu Lattanzi e Antonio Daneu[57] che aggrediscono una materia composita e sfaccettata: corali miniati e libri d’ore[58], i Serpotta e gli apparati decorativi in stucco[59], oreficeria e argenterie sacre, smalti, coralli e avori trapanesi, maioliche, tessuti[60]. I numerosi contributi in tedesco di Angelo Lipinsky[61] – indirizzati alle arti suntuarie medievali, a centri di produzione, a nuclei di opere (le argenterie di Canicattini Bagni) o a singoli manufatti come la quattrocentesca ferula vescovile di Troina – screziano i suoi studi monografici sull’oreficeria normanna del Medioevo.

Anche i musei, o mostre di grande richiamo – segnalo scritti di Iole Bovio Marconi, Renzo Collura, Filippo Pottino, Vincenzo Scuderi, Giorgio Vigni – offrono più spunti di argomento. L’inaugurazione nel 1954 della Galleria Nazionale di palazzo Abatellis allestita da Carlo Scarpa[62], il riordino del Museo Pepoli di Trapani a opera di Franco Minissi[63], i musei diocesani e i tesori di chiese e cattedrali[64], o collezioni di opere siciliane in musei europei[65], contribuiscono ad altrettante aperture conoscitive quasi a preparare il momento del varo della legge n. 80 del 1977, relativa all’ordinamento di musei e gallerie[66].

È da notare che spesso, nonostante il carattere non metodologicamente specifico degli interventi, il repertorio approntato dall’editore palermitano incuba come in laboratorio indirizzi di ricerca che, in anni immediatamente seguenti, furono incardinati in più studi sistematici. “Sicilia” fu rivista di sollecitazione culturale e turistica che grazie all’impegno etico da cui Flaccovio si sentiva straordinariamente vocato travalicò l’intrattenimento discorsivo ma mai, con felice coerenza, la forza aggregante di un progetto che voleva un’isola dischiusa al mondo


[1]          Sicilia, Bertieri, Milano 1933. Osservo come la tipicizzazione artistica della regione passi nel volume del TCI attraverso un ricco corredo fotografico (dai cataloghi delle grandi ditte fotografiche dell’Istituto Luce e delle Arti Grafiche di Bergamo, Alinari e Anderson, Brogi, Interguglielmi, Cappellani, etc.), estremamente puntuale nella documentazione d’arte, di paesaggio o di ambiente storico. E Ojetti: «[…] nelle vedute le nevi eterne si succedono ai parchi di palmizi, le tetre rupi agli aranceti, i templi dorici alle cupolette arabe, i teatri greci alle chiese normanne, i mosaici bisantini agli stemmoni spagnoleschi».

[2]          U. Ojetti, Sicilia, in “Corriere della Sera”, a. 58, n. 43, 1933. Per Ojetti rinvio a M. Nezzo, Ritratto bibliografico di Ugo Ojetti, in “Bollettino d’Informazioni”, Scuola Normale Superiore di Pisa, Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali, XI, 1, 2001; G. De Lorenzi, Ugo Ojetti critico d’arte. Dal “Marzocco” a “Dedalo”, Le Lettere, Firenze 2004.

[3]          Cfr. G. Bellafiore, Condizione e problemi degli studi di storia dell’arte siciliana negli ultimi cento anni, in La presenza della Sicilia nella cultura degli ultimi cento anni, atti del Congresso Storico Internazionale (Palermo, 20-25 ottobre 1975), a cura della Società siciliana per la Storia Patria, vol. II, Palumbo, Palermo 1977, pp. 631-659.

[4]              Per i soprintendenti attivi in Sicilia si rinvia a Dizionario biografico dei Soprintendenti Storici dell’Arte (1904-1974), Bononia University Press, Bologna 2007, ad voces.

[5]          Cfr. S. La Barbera, Enrico Mauceri connoisseur, museologo e storico dell’arte, in Enrico Mauceri (1869-1966). Storico dell’arte tra connoisseurship e conservazione, atti del convegno internazionale di studi (Palermo, 27-29 settembre 2007), a cura di S. La Barbera, Flaccovio, Palermo 2009, pp. 31-57. Per il momento di studi e il rapporto dei siciliani con Adolfo Venturi rimando a S. La Barbera, Dalla connoisseurship alla nascita della Storia dell’arte in Sicilia: il ruolo di Adolfo Venturi, in Adolfo Venturi e la Storia dell’arte oggi, atti del convegno (Roma, 25-28 ottobre 2006), a cura di M. D’Onofrio, Panini, Modena 2008, pp. 309-328.

[6]          Cfr. M.C. Di Natale, Maria Accascina storica dell’arte: il metodo, i risultati, in Storia, critica e tutela dell’arte nel Novecento. Un’esperienza siciliana a confronto con il dibattito nazionale, atti del convegno internazionale di studi in onore di Maria Accascina (Palermo-Erice, 14-17 giugno 2006), a cura di M.C. Di Natale, Sciascia, Caltanissetta 2007, pp. 27-50.

[7]          Per la quale cfr. Antonello e la Pittura del ‘400 in Sicilia, catalogo della mostra (Messina, 30 maggio – 30 giugno 1953) a cura di G. Vigni, G. Carandente, Alfieri, Venezia 1953; G. Barbera, Mostra Antonello da Messina e la pittura del ‘400 in Sicilia, Messina, palazzo Zanca, 30 marzo-31 agosto 1953, in Carlo Scarpa. Mostre e Musei 1944-1976. Case e paesaggi 1972-1978, catalogo della mostra (Verona, 10 settembre 2000 – 7 gennaio 2001) a cura di G. Beltramini, K.W. Forster, P. Marini, Electa, Milano 2000, pp. 120-125. Cfr. pure R. Longhi, Frammento Siciliano, in “Paragone”, n. 47, 1953, pp. 3-44.

[8]          «A Palermo non c’era né un insegnamento regolare né un istituto di storia dell’arte, nulla; ho dovuto partire da zero, ma per fortuna Giuseppe Cocchiara, ottimo etnologo e allora preside della Facoltà, mi ha aiutato. I giovani erano pieni di entusiasmo, lavorare con loro mi affezionò subito all’insegnamento». G.C. Argan, Intervista sulla fabbrica dell’arte, a cura di T. Trini, Laterza, Roma-Bari 1980, p. 48. Argan costituirà nel dicembre del 1958 l’Istituto di Storia dell’arte, con statuto approvato dal Consiglio della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo.

[9]          Sull’esperienza siciliana si veda C. Brandi, Sicilia mia, Sellerio, Palermo 1989.

[10]         Gli intenti della cattedra sono spiegati nella nota redazionale in A. Giardina, Michele Catti, “Quaderni dell’a.f.r.a.s.”, n. 1, i.l.a. palma, Palermo-San Paulo 1974, p. 3. Per questo tema posso rendere noto in anticipo D. Malignaggi, La realtà storica dell’opera d’arte in Sicilia nel procedimento metodico dei “Quaderni dell’a.f.r.a.s”, in c.d.s.  

             

[11]        U. Ojetti, Pittori d’oggi. La XVI Biennale di Venezia, in “Corriere della Sera”, a. 53, n. 124, 1928. Per la polemica cfr. G. De Marco, La Biennale di Venezia del 1928: materiali dal quotidiano “L’Ora”, in “Quaderni della Donazione Eugenio Da Venezia”, 17, 2008, pp. 55-65.

[12]         U. Ojetti, Sicilia, in “Sicania. Rivista d’Arte e di Turismo”, a. I, n. 1, 1952, pp. 2-4; Comunicazione del Dott. Calogero Bonavia su «Sicilia» di Ugo Ojetti, in “La Giara. Rassegna siciliana della cultura, dell’arte, della scuola”, numero speciale dedicato al 1o Congresso internazionale delle Arti Figurative (Palermo, Catania, Messina, Taormina, Siracusa, 15-20 aprile 1953), a. 2, nn. 2-3, 1954, pp. 139-144. In entrambi i casi, è segnalato erroneamente come articolo inedito e postumo.

[13]         Cfr. L’identità difficile. Immagini e simboli della Sicilia 1946-1964, catalogo della mostra (Marsala, 18 luglio – 4 ottobre 1998) a cura di S. Troisi, Charta, Milano 1998, in part. pp. 13-30. Per il quadro generale cfr. G. Giarrizzo, Sicilia oggi (1950-1986), in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Sicilia, a cura di M. Aymard, G. Giarrizzo, Einaudi, Torino 1987, pp. 601-696.

[14]         C. Levi, Le parole sono pietre. Tre giornate in Sicilia, Einaudi, Torino 1955.

[15]         R. Guttuso, Un pittore parla agli intellettuali siciliani, in “la Voce della Sicilia. Quotidiano del popolo siciliano”, a. II, n. 93, 1947.

[16]         Per gli aspetti salienti dell’attività dei due soprintendenti, legata all’emergenza dei bombardamenti del 1943 e al restauro dei monumenti danneggiati, rinvio a M. Guiotto, I monumenti della Sicilia occidentale danneggiati dalla guerra. Protezioni, danni, opere di pronto intervento, Pezzino, Palermo 1946; A. Dillon, Del restauro, Agate, Palermo 1950. Si vedano anche i contributi in Memoria del 9 maggio 1943, catalogo della mostra (Palermo, 9-25 maggio 2003), Edizioni Salvare Palermo, Palermo 2008.

[17]         “La Giara. Rassegna siciliana della cultura, dell’arte, della scuola”, numero speciale dedicato al 1o Congresso internazionale delle Arti Figurative (Palermo, Catania, Messina, Taormina, Siracusa, 15-20 aprile 1953), a. 2, n. 2-3, 1954. Si veda anche N. D’Alessandro, Situazioni della pittura in Sicilia (1940-1970), Celebes, Trapani 1975, pp. 70-93.

[18]         V. Pannini, Il Congresso dei Critici d’arte, in “Ciclope. Rivista mensile di attualità e problemi siciliani”, a. I, n. 2, 1957, p. 31.

[19]         Un tema molto caro all’editore Fausto Flaccovio che aveva pubblicato V. Brancati, F. Maraini, M. Simili, Volto delle Eolie, Flaccovio, Palermo 1951; E. Bonanno, Il cinema in Sicilia, Flaccovio, Palermo 1953. Si vedano anche Le Eolie della “Panaria Film”. 1946-1949, a cura di R. Cedrini, 2 voll., Edizioni del Centro Studi Lipari, Palermo 1995; S. Gesù, La Sicilia della memoria. Cento anni di cinema documentario nell’isola, Maimone, Catania 1999. Per la Panaria Film A. Romeo, Storia della Fotografia e Cinematografia subacquea in Italia, La mandragora, Imola 2009, in part. pp. 80-109.

[20]         «[a Palermo] con la creazione della Regione si è sovrapposta una città e una funzione, che, mentre sembrerebbe la logica ripresa e prosecuzione del vice-reame, in realtà innova completamente, immettendo di colpo la città da una struttura feudale in una struttura neocapitalista. La dinamica fatale di questa ristrutturazione porta con sé il fatto […] che si è del tutto infranta una continuità di vita fra la vecchia Palermo e quella nuova: al punto che, neppure chi sarebbe finanziariamente in grado di farlo, ambisce a riscattare il palazzo settecentesco o la villa ad abitazione di pieno decoro. Chi sta nella città vecchia, ci sta in attesa di fare il salto sul grattacielo o sulla villetta nuovissima all’Aspra. Donde la derelizione sconsolante dei vecchi palazzi e delle ville, verso cui la Regione stessa ha la medesima diffidenza dei cittadini che potrebbero e non vogliono servirsene. Palermo, così, non è stata quasi toccata dalla rivalutazione dell’antiquariato, che è fenomeno generale e per nulla transeunte del nostro tempo: e proprio questa mancanza di legame col passato rappresenta il più grande pericolo per la conservazione di un patrimonio architettonico degno del più vigile rispetto». C. Brandi, Introduzione, in G. Lanza Tomasi, Le ville di Palermo, Il punto, Palermo 1965, p. 6.

[21]         Cfr. B. Zevi, Assalto a Villa Deliella, in “L’Espresso”, a. 6, n. 1, 1960, p. 16; O. Cancila, Palermo, Laterza, Roma-Bari 1999, pp. 511-512. La vicenda della demolizione nel 1959 di Villa Deliella di Ernesto Basile è indicativa di una sciagurata politica culturale, denunciata anche da Carlo Ludovico Ragghianti su “seleArte” (la campagna Si distrugge l’Italia del 1954) e da Antonio Cederna su “Il Mondo”. Per il periodico di Ragghianti cfr. M. Negrini, Percorsi della conoscenza artistica: ”seleArte” di Carlo Ludovico Ragghianti (1952-1966), Canova, Treviso 2011.

[22]         Per la figura di Flaccovio rinvio a N. Aquila, Una storia esemplare, in Salvatore Fausto Flaccovio libraio editore. Cinquant’anni di promozione culturale a Palermo, catalogo della mostra (Palermo, 10-30 maggio 2000), Assessorato alla Cultura Comune di Palermo, Palermo 2000, pp. 43-53. 

[23]         M. Ciuni, Le librerie del Novecento fulcro della vita culturale cittadina fino agli anni’80, in “Per. Giornale della fondazione Salvare Palermo onlus”, n. 28, 2010, pp. 42-46.

[24]         Per questi aspetti si veda M. Giordano, Palermo ‘60. Arti visive: fatti, luoghi, protagonisti, Flaccovio, Palermo 2006, pp. 33-70; M. Giordano, “Collage”: un’esperienza di esoeditoria d’avanguardia nella Palermo degli anni Sessanta, in “teCLa – Rivista di temi di Critica e Letteratura artistica”, n. 2, 29 dicembre 2010, pp. 108-129 (ISSN: 2038-6133 DOI:10.4413/RIVISTA, http://www.unipa.it/tecla/rivista/3_rivista.php); F. Tessitore (a cura di), Visione che si ebbe nel cielo di Palermo. Le Settimane Internazionali Nuova Musica (1960-1968), Rai-Eri, Roma 2003. La rivista pubblica L. Agnello, La nuova musica in Sicilia, in “Sicilia”, n. 33, 1962.

[25]         Cfr. C. Alaimo, Il sistema dell’arte a Palermo. Istituzioni pubbliche e gallerie private 1900-1970, Kalós, Palermo 2006, pp. 60-70. Per un quadro della situazione precedente si veda S. Troisi, Una vicenda del Novecento: la collezione d’arte moderna della Regione siciliana, in Da Sciuti a Dorazio. La collezione d’arte moderna della Regione siciliana, catalogo della mostra (Palermo, 6 dicembre 2011 – 6 febbraio 2012) a cura di S. Troisi, Regione Siciliana, Soprintendenza per i BB.CC.AA di Palermo, Palermo 2011, pp. 12-25.

[26]         Nel 2000 Sergio Flaccovio ha ripreso le pubblicazioni della rivista, con una doppia numerazione che affianca al numero 1 della seconda serie il numero 90 della prima.

[27]         Come desunto da C. Latino, “Sicilia” di Salvatore Fausto Flaccovio (1953-1982), Tesi di Laurea Triennale, Università degli Studi di Palermo, relatore Prof. S. La Barbera, a.a. 2010-2011.

[28]         Si veda per esempio A. von Platen, Aus dem Hymnus aus Sizilien, in “Sicilia”, n. 8, 1954. È un’impostazione che ricorda la linea editoriale de “La Sicile illustrée”, periodico pubblicato a Palermo dal 1904 al 1911, e rivolto a un turismo internazionale d’élite.

[29]         D. Simond, Splendeur de Palerme, in “Sicilia”, n. 7, 1954; D. Simond, De Messine a Tindari, in “Sicilia”, n. 11, 1955; D. Simond, La Sicile Romaine, in “Sicilia”, n. 12, 1955; D. Simond, La Sicile Normande, in “Sicilia”, n. 34, 1962; D. Simond, Decouverte de Centuripe, in “Sicilia”, n. 60, 1969; D. Simond, De Naxos a Taormine, in “Sicilia”, n. 71, 1973.

[30]         Per l’artista si veda E. Bilardello, Bruno Caruso, Flaccovio, Palermo 1987; nella rivista si trova L. Sinisgalli, Il disegno di Caruso, in “Sicilia”, n. 74, 1974.

[31]         B. Caruso, Per ricominciare, in “Sicilia”, n. 1 (90), 2000, p. 13.

[32]         E. Kitzinger, I mosaici di Monreale, Flaccovio, Palermo 1960; R. Salvini, Il Chiostro di Monreale e la scultura romanica in Sicilia, Flaccovio, Palermo 1963; W. Kronig, Il duomo di Monreale e l’architettura normanna in Sicilia, Flaccovio, Palermo 1965. Per il fotografo cfr. Enzo Sellerio. Fotografie 1950-1989, catalogo della mostra (Palermo, 10 marzo – 3 maggio 2000), Federico Motta Editore, Milano 2000.

[33]         B. Berenson, Maniera e manierismo, in “Sicilia del popolo. Quotidiano della Democrazia Cristiana”, a. VII, n. 39, 1951, p. 5; B. Berenson, Momenti del Caravaggio, in “Sicilia del popolo. Quotidiano della Democrazia Cristiana”, a. VII, n. 87, 1951, p. 3.

[34]         P. Romani, Presentazione, in “Sicilia”, n. 1, 1953.

[35]         “Sicilia”, n. 8, 1954.

[36]         Ibidem.

[37]         “Sicilia”, n. 10, 1955.

[38]         Per questi aspetti vedi D. Mormorio, Note per una storia della rappresentazione della Sicilia, in L’identità difficile..., pp. 97-107.

[39]         L. Sciascia, L’ingegnosa Noto, in “Sicilia”, n. 22, 1959; L. Sciascia, Tranchino: una “recherche” siciliana, in “Sicilia”, n. 72, 1973; L. Sciascia, La “Vucciria” di Guttuso, in “Sicilia”, n. 76, 1975.

[40]         Si vedano N. Tedesco, Il giorno e la notte nel mito mediterraneo di Zancanaro, in “Sicilia”, n. 65, 1971; N. Tedesco, Piraino e i Lirici greci di Quasimodo, in “Sicilia”, n. 72, 1973.

[41]         Fra cui M. Verdone, Ex Voto, in “Sicilia”, n. 10, 1955; G. Cocchiara, Das Sizilianische Folklore, in “Sicilia”, n. 21, 1959; A. Buttitta, Pitture popolari su vetro, in “Sicilia”, n. 33, 1962; A. Uccello, Una casa museo a Palazzolo Acreide, in “Sicilia”, n. 55, 1967; G. Palmeri, Il Museo Pitrè a Palermo, in “Sicilia”, n. 65, 1971; J. Vibaek, The posters of the marionette theatre, in “Sicilia”, n. 83, 1979.

[42]         G. Russo Perez, Van Dyck in Sicilia, in “Sicilia”, n. 10, 1955; G. Etna, Filippo Liardo pittore di Garibaldi, in “Sicilia”, n. 31, 1961; G. Sommariva, Un siciliano in oriente, in “Sicilia”, n. 36, 1962 (sui disegni del missionario teatino Cristoforo Castelli); S. Giordano, Ignazio Marabitti, scultore, in “Sicilia”, n. 47, 1965; I. Arnone Montana, La sicilianità di Onofrio Tomaselli, in “Sicilia”, n. 50, 1966; S. Cuccia, Gli affreschi di Olivio Sozzi, in “Sicilia”, n. 51, 1966; V. Scuderi, Del Manierismo e di Filippo Paladini in Sicilia, in “Sicilia”, n. 53, 1967; G. Novelli, Antonello da Messina, in “Sicilia”, n. 85, 1979; S. Giordano, Il pittore senza sorriso, in “Sicilia”, n. 89, 1982 (su Pietro Novelli); C. Valenziano, Iconi di Sicilia, in ibidem.

[43]         M. Taccari, L’Abbazia di S. Martino delle Scale, in “Sicilia”, n. 28, 1960; P. Stone, The mosaics and cloisters of Monreale, in “Sicilia”, n. 29, 1961; F. de Santis, Il Castello della Fawara, in “Sicilia”, n. 31, 1961; S. Cuccia, Le terme arabe di Cefalà Diana, in “Sicilia”, n. 36, 1963; B. Alessi, Storia e architettura del Castello di Mussomeli, in “Sicilia”, n. 73, 1973; G. Romeo, Il Castello di Giuliana, in “Sicilia”, n. 46, 1965; S. Giordano, L’oratorio di Carini, in “Sicilia”, n. 59, 1969; A. Mogavero Fina, Gli affreschi trecenteschi di Castelbuono, in “Sicilia”, n. 75, 1974; R. Santoro, Il Castello di Caccamo, in ibidem; P. Allegra, Il Trittico di Polizzi Generosa, in “Sicilia”, n. 77, 1975; P. Gulino, Caltagirone città della ceramica, in ibidem; P. Di Giovanni, Il castello dei Ventimiglia, in “Sicilia”, n. 79, 1976; S. Giordano, La Collegiata di Monreale, in ibidem; S. Di Fazio, Storia e arte a S. Marco d’Alunzio, in “Sicilia”, n. 84, 1979; M.A. Platania, Il Casale di Misterbianco, in “Sicilia”, n. 87, 1981; M. Guttilla Nicolosi, La SS. Trinità di Delia a Castelvetrano, in “Sicilia”, n. 89, 1982.

[44]         S. Bottari, Il Castello Ursino di Catania, in “Sicilia”, n. 3, 1953; G. Bellafiore, Decorazione architettonica siciliana nell’età barocca, in “Sicilia”, n. 28, 1960; V. Scuderi, Architettura barocca trapanese, in “Sicilia”, n. 30, 1961; R. La Duca, Ville settecentesche nella Piana dei Colli, in “Sicilia”, n. 42, 1964; M. Giuffrè, Palazzo Moncada a Caltanissetta, in “Sicilia”, n. 63, 1970; L. Natoli, Le ville della Conca d’Oro, in “Sicilia”, n. 69, 1972; L. Natoli, La struttura urbana di Cefalù, in “Sicilia”, n. 72, 1973; L. Natoli, Un parco archeologico come occasione di loisir e di cultura, in “Sicilia”, n. 73, 1973; G.L. Ciotta, Chiese basiliane in Sicilia, in “Sicilia”, n. 80, 1976; M. Giuffrè, Messina luogo “forte” e città porto, in “Sicilia”, n. 82, 1978; L. Natoli, Note sull’urbanistica siciliana del Cinquecento, in “Sicilia”, n. 83, 1979; M.A. Spadaro, L’architettura del paesaggio nella Palermo fine ’700, in “Sicilia”, n. 87, 1981.

[45]         R. Giani, Una intelligenza siciliana, in “Sicilia”, n. 2, 1953.

[46]         V. Fagone, Scultori siciliani a Enna, in “Sicilia”, n. 75, 1974; G. Orlandi, Rassegna nazionale del sacro nell’arte contemporanea, in “Sicilia”, n. 80, 1976.

[47]         G. Etna, Renato Guttuso, in “Sicilia”, n. 34, 1962; L. Pasqualino Noto, Il gruppo dei quattro siciliani, in ibidem; L. Pasqualino Noto, Pittori siciliani, in “Sicilia”, n. 51, 1966; M. Poma Basile, Pittori siciliani, in “Sicilia”, n. 46, 1965; N. Garajo, Sicilianità di Guttuso, in “Sicilia”, n. 50, 1966; R. Giani, Autobiografia di Guttuso par l’Image, in “Sicilia”, n. 61, 1970; V. Fagone, Giuseppe Migneco, uomo del Sud, in “Sicilia”, n. 64, 1970; F. Grasso, Guttuso, in “Sicilia”, n. 65, 1971; G. Baragli, Giambecchina pittore siciliano, in “Sicilia”, n. 77, 1975. Sullo scultore segnalo G. Lanza Tomasi, Per Baragli, in “Sicilia”, n. 67, 1971.

[48]         E. Baggio, Sicilia e siciliani alla vii Quadriennale, “Sicilia”, n. 13, 1956; G. Etna, I Siciliani alla Quadriennale di Roma, in “Sicilia”, n. 26, 1960; R. Giani, Pittori siciliani a Roma, in “Sicilia”, n. 31, 1961; A. Querèl, La Sicilia alla Biennale di Venezia, in “Sicilia”, n. 36, 1962; D. Querel, Gli artisti siciliani alla ix Quadriennale d’arte italiana, in “Sicilia”, n. 49, 1966.

[49]         F. Grasso, Approdo in Sicilia di Antonietta Raphael, in “Sicilia”, n. 72, 1973.          

[50]         F. Grasso, Il discorso di Gauli sulla Sicilia, in “Sicilia”, n. 73, 1973; R. Santoro, Gli antichi mercati panormiti visti da Gauli, in “Sicilia”, n. 80, 1976.

[51]         F. Grasso, Incontri siciliani di Franco [!] Ciniglia, in “Sicilia”, n. 76, 1975.

[52]         R. Romano, Il podere dalle teste scolpite, in “Sicilia”, n. 9, 1955 (su Filippo Bentivegna); A. Uccello, Sabo, in “Sicilia”, n. 66, 1971; E. Mandarà, Il pittore contadino, in “Sicilia”, n. 60, 1969 (su Francesco Giombarresi); M. Consoli Sardo, Il pittore mandriano, in “Sicilia”, n. 85, 1979 (su Antonio Mancuso Fuoco). Per gli outsider cfr. http://outsiderart.unipa.it/index.php/it/sicilia/gli-artisti.

[53]         Mostra antologica di Cagli, catalogo della mostra (Palermo, 25 marzo – 25 aprile), Flaccovio, Palermo 1967. L’anno seguente la Galleria La Robinia di Palermo allestì una seconda mostra sull’artista.

[54]         E. Crispolti, La Sicilia di Corrado Cagli, in “Sicilia”, n. 52, 1966; M.N. Varga, Cagli e la Sicilia, in “Sicilia”, n. 58, 1969; U. Attardi, L’Etna di Corrado Cagli, in “Sicilia”, n. 67, 1971.

[55]         M. Accascina, Oreficeria di Sicilia, Flaccovio, Palermo 1974; M. Accascina, I marchi delle argenterie e oreficerie siciliane, Busto Arsizio 1976. Nella rivista è pubblicato M. Accascina, I “begli arredi” di Ragusa, in “Sicilia”, n. 55, 1967.

[56]         A. Ragona, La maiolica siciliana dalle origini all’Ottocento, Sellerio, Palermo 1977. Nella rivista si possono leggere N. Ragona, La maiolica siciliana del periodo arcaico, in “Sicilia”, n. 14, 1956; A. Ragona, L’arte dei figurinai di Caltagirone, in “Sicilia”, n. 52, 1966; A. Ragona, Le maioliche siciliane, in “Sicilia”, n. 66, 1971.

[57]         A. Daneu Lattanzi, Simboli e profezie nel medioevo, in “Sicilia”, n. 12, 1955; A. Daneu, Rosso e Oro, in “Sicilia”, n. 19, 1957; A. Daneu Lattanzi, I coralli della Fondazione Whitaker, in “Sicilia”, n. 88, 1981. L’articolo di Daneu anticipa l’opera A. Daneu, L’arte trapanese del corallo, Banco di Sicilia – Fondazione Ignazio Mormino, Palermo 1964, uscita postuma a cura di Angela Lattanzi.

[58]         G. Sommariva, I corali miniati di Ciminna, in “Sicilia”, n. 48, 1965; V. Adragna, Il “libro d’ore” della Biblioteca Fardelliana, in “Sicilia”, n. 66, 1971.

[59]         L. De Libero, Serpotta danza e vola, in “Sicilia”, n. 6, 1954; P. Stone, Giacomo Serpotta, “Sicilia”, n. 35, 1962; G. Novelli, Barocco e putti del Serpotta, in “Sicilia”, n. 54, 1967; G. Macaluso, I “Serpotta” di Casa Professa, in “Sicilia”, n. 66, 1971; V. Agnesi, Gli oratori palermitani di Giacomo Serpotta, in “Sicilia”, n. 83, 1979.   

[60]         Segnalo a mo’ di esempio L. Bartolini, La ceramica calatina, in “Sicilia”, n. 3, 1953; G. Cocchiara, I Pastori del Matera, in “Sicilia”, n. 36, 1962; G. Romeo, Gli arazzi di Marsala, in “Sicilia”, n. 37, 1963; B. Fazio, Mattonelle maiolicate siciliane, in “Sicilia”, n. 38, 1963; G. Cocchiara, L’arte dei Bongiovanni Vaccaro, in “Sicilia”, n. 45, 1965; S. Cuccia, Crocette lignee bizantine in Sicilia, in “Sicilia”, n. 56, 1967; L. Liotta, Il Tiraz di Palermo, in ibidem; C. Bernardi Salvetti, Presepi d’arte e maestri «pasturari» in Sicilia, in “Sicilia”, n. 57, 1968; E. Maggio Palazzolo, Sonagli d’argento, in “Sicilia”, n. 62, 1970; G. Cardella, Vecchi smalti siciliani, in “Sicilia”, n. 64, 1970; F. D’Angelo, La ceramica del Palazzo dei Normanni, in ibidem; E. Sellerio, Gli smalti della Cattedrale di Agrigento, in “Sicilia”, n. 69, 1972; F. Sgroj, L’ambra del Simeto, in “Sicilia”, n. 73, 1973; S. Cuccia, Avori e coralli, in “Sicilia”, n. 80, 1976; M.T. Valenti Leser, Der töpferort S. Stefano di Camastra, in “Sicilia”, n. 89, 1982.

[61]         A. Lipinsky, L’arte orafa dei Normanni di Sicilia, in “Sicilia”, n. 20, 1958; A. Lipinsky, Siziliens Krone, in “Sicilia”, n. 23, 1959; A. Lipinsky, Die Kirchenschätze von Randazzo, in “Sicilia”, n. 33, 1962; A. Lipinsky, Die Heilige Agathe Schutzpatronin von Catania, in “Sicilia”, n. 39, 1963; A. Lipinsky, Die Heilige Rosalie, in “Sicilia”, n. 50, 1966; A. Lipinsky, Die Apfel der Hesperiden, in “Sicilia”, n. 55, 1967; A. Lipinsky, Sizilianische Marchenschiffe, in “Sicilia”, n. 61, 1970; A. Lipinsky, Der Silberschatz von Canicattini Bagni, in “Sicilia”, n. 68, 1972; A. Lipinsky, Der Bischofsstab von Troina, in “Sicilia”, n. 73, 1974.

[62]         G. Vigni, La Galleria Nazionale della Sicilia, in “Sicilia”, n. 8, 1954. Vigni comunicava i risultati dei lavori di allestimento dell’Abatellis anche in G. Vigni, La Galleria Nazionale della Sicilia a Palermo, in “Bollettino d’arte”, n. 2, 1955, pp. 185-190. Cfr. V. Abbate, Galleria Nazionale della Sicilia (palazzo Abatellis) 1953-1954, in Carlo Scarpa. Mostre e Musei 1944-1976…, p. 126. Fra gli articoli della rivista dedicati al museo segnalo G. Quatriglio, Gli inediti di palazzo Abbatelli, in “Sicilia”, n. 50, 1966; V. Scuderi, Restauri presso la Galleria Nazionale, in “Sicilia”, n. 64, 1970.

[63]         V. Scuderi, Il Museo Pepoli, in “Sicilia”, n. 50, 1966.

[64]         S. Giordano, Il Tesoro del Duomo di Monreale, in “Sicilia”, n. 37, 1963; F. Pottino, Il Museo Diocesano di Palermo, in “Sicilia”, n. 40, 1963; F. Pottino, Il tesoro della Cappella Palatina, in “Sicilia”, n. 63, 1970; S. Prestifilippo, Il Tesoro del Duomo di Messina, in “Sicilia”, n. 71, 1973.

[65]         G. Quatriglio, Un tesoro siciliano nel cielo di Vienna, in “Sicilia”, n. 83, 1979 (dedicato alle arti suntuarie nella Weltliche Schatzkammer del Kunsthistorisches Museum di Vienna).

[66]         Per questi temi cfr. Museo e Società, atti del convegno (Palermo, 8-11 novembre 1979), Assessorato BB.CC. e P.I., Palermo 1980. Si veda pure A. Buttitta, Per un Museo della civiltà siciliana, in “Sicilia”, n. 64, 1970.



Scarica il numero della rivista in versione stampabile

Temi di Critica - numero 5

Scarica il documento PDF/OCR





Avviso! Gli utilizzatori di Safari, Opera, Firefox, Camino su piattaforma MacOS o Linux che non visualizzano correttamente il file pdf possono scaricare il plugin qui.
Gli utilizzatori di Google Chrome che non visualizzano correttamente lo zoom possono impostarlo in automatico digitando nella barra degli indirizzi "about:plugins" e abilitare la voce "Adobe Reader 9 - Versione: 9.4.1.222 Adobe PDF Plug-In For Firefox and Netscape '9.4.1'"

Licenza Creative Commons
"teCLa" - Temi di Critica e Letteratura Artistica by http://www.unipa.it/tecla/ is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License