teCLa :: Rivista

codice DOI:10.4413/RIVISTA - codice ISSN: 2038-6133
numero di ruolo generale di iscrizione al Registro Stampa: 2583/2010 del 27/07/2010


teCLa

teCLa - rivista ospita articoli inerenti temi di critica e letteratura artistica, dal medioevo al contemporaneo, con attenzione alle riflessioni teoriche sugli aspetti del gusto, della metodologia, della storia del collezionismo, della museologia, del restauro e delle tecniche artistiche.
Diretta da Simonetta La Barbera, ha un Comitato scientifico internazionale, un Comitato di Referee anonimo e un Comitato di redazione.
La pubblicazione, a diffusione internazionale, fornita di codice ISSN e di codice DOI, ha cadenza semestrale.

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Abstract dell'undicesimo numero

Sulle tracce della pittura napoletana in Croazia tra Sei e Settecento
di Mario Alberto Pavone


I rapporti tra i pittori napoletani e i committenti croati vengono analizzati a partire dagli inizi del Seicento, riconsiderando la figura di Nicolò Radulovich, che entrò in contatto sia con Girolamo Imparato che con Caravaggio. I successivi arrivi di opere di Antonio De Bellis costituirono l’anello di congiunzione agli esempi dello Stanzione, del Ribera e del Guarini. A tale fase di aggiornamento sulle novità introdotte nell’ambito della pittura napoletana della metà del Seicento seguirono le due grandi tele di Andrea Vaccaro per Dubrovnik. Le preferenze manifestate nei confronti dell’orientamento classicistico trovarono prosecuzione nelle scelte operate dall’ordine domenicano a favore di Francesco De Maria, mentre la fortuna iconografica del tema degli Evangelisti, sviluppato dal Preti, si individua nei due cicli del Carmine e di San Biagio a Dubrovnik.
Il panorama pittorico del Settecento napoletano consente di registrare inoltre le presenze del Solimena e dei suoi allievi (Santolo Cirillo, Gaetano Garsia), di Giacinto Diano e G.B. De Mari (allievo del De Mura), oltre che di paesaggisti quali Michele Pagano.

Precisazioni sulla presenza di Domenico Guarino nella penisola sorrentina
di Domenico Guarino

Nuove opere del pittore Domenico Guarino vengono inserite nel suo percorso artistico, soprattutto in relazione alla penisola sorrentina. Dopo gli ultimi studi, che hanno precisato l’attività svolta dall’artista in Basilicata (Forenza, Genzano, Atella, Pomarico e di Pisticci), attraverso puntuali verifiche sul territorio è emerso un ampio nucleo di opere autografe, distribuite nelle principali località della costa sorrentina: Sorrento (cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo), Schiazzano (chiesa del SS. Salvatore), Massa Lubrense (chiesa dell’Annunziata e Santa Maria della Lobra), Preazzano di Vico Equense (chiesa di Sant’Andrea). Inoltre è stato possibile individuare una nuova tela del Guarino anche nell’abbazia di San Michele a Procida.

La presenza della tradizione pittorica italiana nei Salons di Diderot
di Michele Bertolini

Pur non avendo mai avuto la possibilità di visitare l’Italia, nei Salons Diderot non manca di riferirsi alla pittura italiana rinascimentale e barocca: l’arte italiana svolge spesso il ruolo di modello di riferimento per articolare un giudizio consapevole e fondato nei confronti delle opere d’arte francesi del Settecento, permettendo anche di riconoscere e denunciare eventuali plagi inconfessati dei pittori. Partendo dalle conoscenze dirette e indirette dell’arte italiana da parte del filosofo francese, il saggio intende mettere in luce il ruolo strategico che gioca la pittura italiana in quanto paradigma figurativo che, soprattutto con la svolta rappresentata dal Salon del 1767, apre una terza via fra l’imitazione della Natura e l’imitazione dell’Antico. Il grande stile della pittura italiana deve tradursi in una presenza viva e in una lingua condivisa per i pittori del Settecento, in grado di animare e fecondare la memoria e l’immaginazione degli artisti durante il processo creativo.

Il metodo di Maria Accascina e gli affreschi di Saccargia
di Luca Vargiu

Con l’intento di indagarne gli aspetti metodologici, il saggio si sofferma sull’articolo di Maria Accascina dedicato agli affreschi absidali della Basilica della SS. Trinità di Saccargia (Codrongianos, SS). Pubblicato nel 1953 sul “Bollettino d’arte”, durante il periodo nel quale Accascina era docente all’Università di Cagliari, l’articolo si segnala per essere il primo lavoro dedicato interamente al ciclo pittorico di Codrongianos, nonché l’unico scritto dalla studiosa su argomenti relativi all’arte in Sardegna. In questo articolo, l’orientamento teorico di Accascina emerge nitidamente, soprattutto in relazione a due aspetti: lo stretto legame istituito tra ricerca documentaria e iconografia in una prospettiva storica – come tale, suscettibile di fornire elementi utili per la datazione delle opere – e l’attenzione allo statuto dell’immagine, ricavabile da una «volontà rappresentativa più che narrativa» riscontrabile soprattutto nell’Ultima cena. Le considerazioni finali riguardano l’accoglimento problematico, da parte di Accascina, della tesi del carattere anticlassico della cultura figurativa sarda, che anche gli affreschi di Saccargia rivelerebbero sul piano della resa stilistica.



Abstract - number 11



Sulle tracce della pittura napoletana in Croazia tra Sei e Settecento
di Mario Alberto Pavone


The relationship  between the Neapolitan painters and the Croatian contractors  is  analyzed from  the early seventeenth century, reassessing  the figure of Nicolò  Radulovich, who came into contact with  Girolamo Imparato and Caravaggio. Subsequent works of Antonio De Bellis constituted the connecting link to the works of Stanzione, Ribera and Guarini. To this phase of renovation,  the changes introduced in the field of mid-seventeenth century  Neapolitan painting , was followed by  two large canvases by Andrea Vaccaro which were destined for  Dubrovnik. There were preferences towards a classicist tendency which  continued  through  the choices made by the Dominican Order in favour of Francesco De Maria, while the iconographic theme of the Evangelists,  was developed by Preti and  is identified in the two cycles of Carmine and San Biagio in  Dubrovnik.
The Neapolitan  painting scene of the eighteenth century  is characterised  by  the presence  of Solimena and his followers (Santolo Cirillo, Gaetano Garsia), Giacinto Diano and G.B. De Mari (student of De Mura), as well as landscapers such as Michele Pagano.

Precisazioni sulla presenza di Domenico Guarino nella penisola sorrentina
di Domenico Guarino

Domenico Guarino’s new works are inserted in his artistic career, particularly in relation to the Sorrento peninsula. After the latest studies, which pointed out the work done by the artist in Basilicata (Forenza, Genzano, Atella, Pomarico and Pisticci), through timely checks on the territory, it comes to the light a large group of autograph works, distributed in the main resorts on the Sorrento coast: Sorrento (Cathedral of Saints Philip and James), Schiazzano (Church of SS. Salvatore), Massa Lubrense (Church of the Annunziata and Santa Maria della Lobra), Preazzano Vico Equense (Church of St. Andrew). In addition there were Guarino’s traces in the Abbey of San Michele in Procida.

La presenza della tradizione pittorica italiana nei Salons di Diderot
di Michele Bertolini

The Italian picture plays a distinctive function in Diderot’s Salons. At first the article sets out to elucidate the artistic knowledge of Italian pictorial tradition (particularly the Art of Renaissance and Baroque) in Diderot’s thought. The great model of Italian Renaissance and Baroque allows formulating a complete judgement on the contemporary works of art; he works too as an invisible, unconscious pattern or generative scheme on the creative imagination and artistic memory, and he shapes an iconographic dictionary. Finally, in the Salon of 1767, Diderot seeks to outline an historical consciousness of the artistic process: beyond the imitation of the Nature and the imitation of the Antique, the Italian Renaissance shows the possibility of a third model, a synthesis between the memory of the Antique and the present of the Christian mythology.

Il metodo di Maria Accascina e gli affreschi di Saccargia
di Luca Vargiu

The essay deals with Maria Accascina’s article devoted to the apse frescoes of the Basilica of SS. Trinità di Saccargia (Codrongianos, SS), with the aim of investigating its methodological aspects. The article was published in 1953 in “Bollettino d’arte”, during Accascina’s stay, as a teacher, at the University of Cagliari. It is remarkable for being the first research completely dedicated to Codrongianos pictorial cycle, besides being the only one Accascina wrote on subjects related to Sardinian art. In that article Accascina’s theoretical approach clearly emerges, especially with regard to two aspects. The first one concerns the establishment of a close connection between documentary research and iconography in a historical perspective – as such, susceptible of providing useful elements for the dating of the works. The second one relates to the attention drawn to the status of the image, as it is deduced from a «will that is representative rather than narrative» that especially the Last Supper shows. The final observations regard Accascina’s problematic adoption of the thesis on the anti-classic character of Sardinian artistic culture: a thesis which, in her view, the Saccargia frescoes, too, reveal in their stylistic rendering.